Le infiltrazioni di cortisone sono utilizzate nel trattamento conservativo di patologie articolari che riconoscono una componente infiammatoria, come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica, l’artrite gottosa e l’acutizzazione di processi artrosici. Analogamente, i cortisonici possono essere iniettati localmente per trattare tendiniti e borsiti.

Le infiltrazioni di cortisone prevedono l’iniezione del farmaco direttamente nell’articolazione interessata da processi infiammatori. Il razionale di un simile trattamento va ricercato negli effetti terapeutici del cortisone e nella possibilità di circoscriverne gli effetti collaterali, sicuramente maggiori quando il farmaco viene assunto per bocca.

In base all’effetto desiderato e alla patologia che affligge il paziente, è possibile scegliere il tipo di cortisone da utilizzare: sono disponibili corticosteroidi a rapida azione e di breve durata utili, in caso di patologie acute in cui si vuole ottenere un effetto immediato, e corticosteroidi ad insorgenza più lenta ma prolungata che si utilizzano, invece, nel caso di patologie croniche. Qualunque sia, il cortisonico scelto, il principio attivo è in genere accompagnato da un anestetico locale, tipicamente la lidocaina.

Lo schema terapeutico varia in base al tipo di patologia e alla sua gravità: l’approccio standard prevede un’infiltrazione a settimana per un numero variabile di volte (da tre a cinque).

Il potente effetto antinfiammatorio ed immunosoppressore del cortisone contribuisce a dare sollievo da dolore e versamenti articolari nella fase acuta della patologia.

E’ bene circoscrivere l’impiego delle infiltrazioni di cortisone alle fasi acute delle artropatie, quando il dolore e l’infiammazione sono importanti e limitano fortemente la mobilità articolare. Superata questa fase è preferibile il ricorso ad altri specifici trattamenti.

Se effettuate nel rispetto delle regole di asepsi (rimozione dei peli, accurata detersione e disinfezione della cute, sostituzione dell’ago dopo aspirazione del farmaco), le infiltrazioni di cortisonici in genere non causano alcun effetto locale di rilievo. Tra gli effetti collaterali più comuni spicca il rischio di reazione infiammatoria, con dolore e rossore locali che tendono a risolversi nell’arco di 24 ore, spontaneamente o tramite l’ausilio di farmaci antinfiammatori non steroidei. L’atrofia cutanea e la depigmentazione della parte trattata rappresentano la possibile conseguenza dello stravaso di cortisone attraverso il tragitto dell’ago nella pelle circostante.